Anche gli agricoltori sono contro gli allevamenti intensivi. A svelarlo è stata l’inchiesta “La mossa del cavallo“ del programma televisivo “Indovina chi viene a cena“ condotto da Sabrina Giannini su Rai 3. Nella prima puntata della nuova stagione, la trasmissione giornalistica è volata in Argentina per indagare il legame invisibile tra i cavalli e i maiali reclusi nelle fattorie della morte. I gestori delle cascine sudamericane sono soliti estrarre, infatti, la gonadotropina serica equina dal sangue delle giumente al quarto mese di gestazione. La sostanza è usata poi per produrre un farmaco utile a sincronizzare il ciclo riproduttivo dei suini negli allevamenti intensivi. L’ennesimo orrore sulla pelle degli animali innocenti denunciato più volte anche attraverso i nostri microfoni. “Se i muri dei macelli fossero trasparenti, ci sarebbe un numero molto più alto di vegetariani. Le aziende dovrebbero fare trasparenza sui metodi di allevamento, affinché il consumatore possa essere consapevole di cosa mette nel piatto“, aveva dichiarato a Teleambiente Roberto Bennati, Direttore Generale della Lega Antivivisezione (LAV). Eppure, nonostante le continue denunce sulle pratiche degli allevamenti intensivi, ben 120 allevatori della Svizzera sempre più vittime della crisi economica hanno raccontato di avere aderito al progetto “TransFARMer“, così da trasformare cascine poco resilienti in santuari per maiali, mucche e polli. Questi lavoratori del settore primario hanno spiegato perché non mungono più le vacche, perché non separano più i vitelli dalle madri e perché non uccidono più esseri senzienti privi soltanto della parola. Un’iniziativa che – se imitata da altri imprenditori – potrebbe aprire nuovi scenari per garantire la salute globale del pianeta Terra. Servizio di Fausto Piu #animali #allevamentiintensivi #indovinachivieneacena
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