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Mascalucia DOC WEB TV (YouDoc) Clip da La Montagne Infidle , Jean Epstein, 1923

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🎯 Загружено автоматически через бота: 🚫 Оригинал видео: 📺 Данное видео принадлежит каналу «Mascalucia DOC WEB TV (YouDoc)» (@MascaluciaDOC). Оно представлено в нашем сообществе исключительно в информационных, научных, образовательных или культурных целях. Наше сообщество не утверждает никаких прав на данное видео. Пожалуйста, поддержите автора, посетив его оригинальный канал. ✉️ Если у вас есть претензии к авторским правам на данное видео, пожалуйста, свяжитесь с нами по почте support@, и мы немедленно удалим его. 📃 Оригинальное описание: LA MONTAGNE INFIDÈLE di Jean Epstein Grazie all’insperato ritrovamento di una copia 28mm a Barcellona, la filmografia di Jean Epstein si arricchisce di La montagne infidèle, opera quarta per decenni creduta perduta con cui il regista della prima Avanguardia francese documentava con straordinaria potenza espressiva l’eruzione dell’Etna del 1923. Un breve film sospeso fra il reale e il fantastico di un’ascesa agli inferi, restaurato dalla Filmoteca de Catalunya e presentato dalle 41me Giornate del Cinema Muto di Pordenone. La caduta della casa sotto la cenere Strutturato come un viaggio che dai paesaggi idilliaci siciliani sale verso il fiume di fuoco che fuoriesce dall’Etna, La montagne infidèle attraversa la devastazione di Linguaglossa e i crateri riaperti di Monte Ferro, fra alberi in fiamme, paesini devastati e invocazioni a Sant’Egidio protettore. Fino al ritorno della quiete dopo la tempesta. [sinossi] «Sicilia! La notte aveva mille occhi. Tutti i tipi di odori strillavano contemporaneamente. […] Davanti a noi: l’Etna, il grande attore che irrompe in scena due o tre volte ogni secolo, di cui ero arrivato a filmare le tragiche stravaganze. Un intero versante della montagna era uno spettacolo ardente. La conflagrazione raggiunse gli angoli arrossati del cielo. Da una distanza di una ventina di chilometri, il brontolio a volte sembrava un’accoglienza atriale udita da lontano, come se mille mani applaudissero in un’immensa ovazione. Quale tragediografo in quale teatro ha mai conosciuto un successo così fragoroso? La terra, sofferente ma tenuta in schiavitù, è esplosa durante le chiamate alla ribalta. Un forte brivido corse improvvisamente sotto il terreno dove ci trovavamo. I tremori dell’Etna hanno telegrafato la vasta portata della sua calamità. Dopodiché, scese un grande silenzio1». Così scriveva lo stesso Jean Epstein nel suo Le Cinématographe vu de l’Etna, saggio al contempo autobiografico, critico e teorico con il quale ripercorreva il suo viaggio a risalire e filmare, appena ventiseienne e al tempo sotto contratto per la Pathé-Consortium-Cinéma, le pendici dell’Etna in eruzione fino a trovare il senso stesso della settima arte. Un testo per lunghissimo tempo rimasto l’unica testimonianza, o quasi, del suo La montagne infidèle, opera quarta girata in pochi giorni nel giugno del 1923 insieme ai fidi operatori Paul Guichard e Léon Donnot impegnati dietro la sua macchina da presa anche per i coevi Coeur fidèle e La Belle Nivernaise, e considerata fino a pochi mesi fa irrimediabilmente perduta. Una crux desperationis sulla filmografia dell’autore cancellata all’improvviso dall’inaspettato e sensazionale ritrovamento nella Filmoteca de Catalunya di una copia imbibita Pathé Kok a passo ridotto 28mm, usurata dai tanti passaggi ma pressoché completa e priva di decadimenti chimici, stampata con intertitoli spagnoli nel ’24 e destinata alla distribuzione sul mercato scolastico locale in quel curioso formato che prevedeva quattro perforazioni sul lato destro di ogni fotogramma e solo due, molto più periferici, su quello sinistro. Una riscoperta fondamentale, che parallelamente ha finalmente permesso di identificare nella collezione olandese dell’Eye Filmmuseum una nuova copia incompleta in 35mm che testimonia come il lavoro filologico sul film non sia affatto concluso. Eppure è già eccellente il lavoro di restauro della Cineteca di Barcellona che ha portato, per quanto in digitale, La montagne infidèle a esistere di nuovo, presentato alle 41me Giornate del Cinema Muto di Pordenone con i brillanti John Sweeney al piano e Frank Bockius alla batteria a fare in qualche modo ascoltare le esplosioni e i gorgoglii del vulcano, a seguire le minuziose descrizioni sonore delle didascalie sonorizzando più ancora che suonando, ad arricchire ulteriormente di strepitii le straripanti immagini di Jean Epstein: un cinema purissimo di idillio e di devastazione, di bellezza e di dolore, di sensibilità e di montaggio. Un cinema semplicemente avanti di decenni. Sito Ufficiale Pagina FB “Mascalucia DOC“ Gruppo di Storia Locale su FB Pagina FB “Mompileri DOC“ Gruppo Segnalazioni

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