Nel suo rapporto sulla competitività dell’economia europea, pubblicato lunedì 9 settembre, Mario Draghi ha fornito un quadro estremamente critico della situazione vigente all’interno del “vecchio continente”. I dati indicano che il divario di crescita tra Stati Uniti ed Unione Europea, misurato sulla base dei prezzi del 2015, è passato dal 15% nel 2002 al 30% nel 2023. La quota di comparti nei quali la Cina compete direttamente con l’Unione Europea è cresciuta dal 25% nel 2002 al 40% di oggi. Delle 50 più importanti società tecnologiche mondiali, appena quattro sono europee. Per l’ex premier, banchiere centrale e manager di Goldman Sachs, l’urgentissima inversione di tendenza passa necessariamente per il rilancio dell’innovazione, l’abbattimento dei costi e l’indebolimento dei vincoli esterni in materia di energia e difesa. Specialmente in un contesto di crescente unilateralismo degli Stati Uniti, sostiene Draghi, «la sicurezza è un prerequisito per una crescita sostenibile»
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