In tempi recenti, l’area del Sahel è stata interessata da una catena di colpi di Stato culminati con l’insediamento di giunte militari intenzionate anzitutto a rivedere drasticamente gli anacronistici “rapporti ineguali” con le ex potenze coloniali. L’epicentro di questo poderoso sisma si situa nella regione in cui sorgono Mali, Burkina Faso e Niger, Paesi che hanno messo alla porta francesi e statunitensi (ma mantenuto gli italiani, nel caso nigerino), siglato intese economiche, commerciali e militari con Russia e Cina. Nonché ripudiato la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas), l’organismo egemonizzato dall’asse euro-statunitense da cui i tre Paesi in oggetto sono fuoriusciti per istituire l’Alleanza degli Stati del Sahel (Aes). Vale a dire un’organizzazione che riunisce circa 72 milioni di abitanti in un’area unificata regolata da un regime di libera circolazione di merci e persone, fondata in risposta all’esigenza di «muovere un passo decisivo verso una maggiore in
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