E per fortuna che Draghi, nel suo discorso al Senato di pochi giorni fa, aveva detto che il suo Esecutivo si sarebbe adoperato “per alimentare meccanismi di dialogo con la Federazione Russa”: è passata appena una settimana e l’Italia, da buona colonia Euro/Atlantista, ha eseguito in silenzio gli ordini di scuderia impartiti prima da Washington e poi trasmessi da Bruxelles, cioè, come se nulla fosse, ha rinnovato, anche questa volta insieme agli altri pecoroni europei, le sanzioni alla Russia. Il tutto si è svolto nella lunga giornata del 22 febbraio quando i Ministri degli Esteri dei 27 Paesi dell’Unione Europea hanno dovuto attendere, fino al pomeriggio dello stesso giorno, per conoscere il parere vincolante del Segretario di Stato americano, Antony Blinken. Noi de l’Ortis sapevamo già che sarebbe andata così - tant’è che, in passato, abbiamo fatto articoli a più riprese riguardo la volontà degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, di isolare prima la Russia e poi
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