“La canzone di Marinella“ (1964) ha una storia che merita di esser narrata. L'ispirazione pare sia scaturita da una notizia di cronaca: una prostituta sedicenne gettata nella Bormida da un criminale. La crudezza della vicenda è trasfigurata dall'artista in una favola delicata e struggente: nasce, così, il primo brano suo maturo, dove musica e testo delineano i tratti di una malinconica ballata popolare. Incisa dapprima nel '64 da De Andrè, la canzone passa inosservata. Deluso da questa e da altri insuccessi professionali, Fabrizio medita di far ritorno ai propri studi di giurisprudenza, ma ecco che Mina lancia nel 1968 la sua versione del pezzo, che ottiene grande successo. “La canzone di Marinella“ viene ripresa da De André, con varie cose del passato (“La ballata dell'eroe“, “Amore che vieni, amore che vai“, “La ballata del Michè“) e varie nuove (“Il testamento, “Il gorilla“; quest'ultima, d
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