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Catapilla - Changes 1972 FULL ALBUM

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DISCLAIMER: I do not own the rights of the music - will be removed upon request. Buy the real thing, be it digital or physical, in full quality. Please support me if you like what I do: 0:00 1. Reflection 12:06 2. Charing Cross 18:51 3. Thank Christ For George 30:59 4. It Could Only Happen To Me COUNTRY: UK GENRE: Jazz-Prog Line-up / Musicians - Anna Meek / vocals - Graham Wilson / guitar - Ralph Rolinson / organ, electric piano - Robert Calvert / alto, tenor & soprano acoustic and electric saxophones - Carl Wassard / bass - Brian Hanson / drums Dopo l’esordio folgorante del ’71 i Catapilla si ripetono con un album di qualità non inferiore (fatto non usuale) ad un solo anno di distanza: Changes non teme infatti il confronto con il fratello maggiore, nonostante di cambi, appunto, la formazione ne abbia visti non pochi: nuova sezione ritmica, via il duo sassofonista Eaglestone/Reinhardt con al posto Robert Calvert. Ma è soprattutto l’inserimento di un tastierista (Ralph Rolinson) a mutare le sonorità originarie, andando a rimodellare le traiettorie di Anne Meek e Graham Wilson. Reflection giunge da lontano, con richiami da sirena, parte suadente parte ironica, e poi di donna vestita di solo sax, che avanza, lenta ma decisa, verso di noi, mentre i suoni attorno a lei crescono e danno corpo alle figure. Ne nasce una danza acida e lasciva, con i wah delle chitarre, il sax sempre più stridente. Gli ultimi quattro minuti vedono Meek rimuginare su un arpeggio delicato, per prodursi quindi in scatti decisi, che quasi ricordano una Siouxsie sognante, che sfumano tra nuvole di tastiere striate di sax: si tratta del momento più intimo dell’album, ed uno dei più affascinanti. Charing Cross richiama risolutamente alle danze, con quei suoni che paiono muoversi in una penombra artificiale, accompagnati nei primi minuti da liriche annebbiate (Trouble in your eyes, awakes cool to my eyes, sources found after searching round, Ups the tunnels, Ups the tunnels). Si ha l’impressione che il languore sonoro in cui si è avvolti non conosca fine ed invece si è costretti ad un brusco risveglio, trafitti da improvvisa quanto furiosa accelerazione, una rivolta capeggiata dalla base ritmica cui si accodano pian piano gli altri strumenti che risulta in un capovolgimento sostanzialmente funky coronato da un solido assolo finale di Wilson, di marca quasi hard-prog. (FULL REVIEW : )

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