Stanza degli incanti di Medea. Medea, Coro di Spiriti, Volano. MEDEA Dell'antro magico stridenti cardini, il varco apritemi, e fra le tenebre del negro ospizio lassate me. Su l'ara orribile del lago stigio i fochi splendino, e su ne mandino fumi che turbino la luce al sol. MEDEA Dall'abbruciate glebe gran monarca dell'ombre intento ascoltami, e se i dardi d'Amor già mai ti punsero, adempi, o re dei sotterranei popoli, l'amoroso desio che 'l cor mi stimola, e tutto Averno alla bell'opra uniscasi: i mostri formidabili, del bel vello di Frisso sentinelle feroci infaticabili, per potenza d'abisso si rendono a Giasone oggi domabili. MEDEA Dall'arsa Dite quante portate serpi alla fronte, furie, venite, e di Pluto gli imperii a me svelate. Già questa verga io scoto, già percoto il suol col piè; orridi demoni, spiriti d'Erebo, volate a me. Così indarno vi chiamo? Quai strepiti, quai sibili non lascian penetrar nel cieco baratro le mie voci terribili? Dalla sabbia di Cocito tutta rabbia qua v'invito, al mio soglio qua vi voglio. A che si tarda più? Numi tartarei, su, su, su, su. CORO Le mura si squarcino, le pietre si spezzino, le moli si franghino, vacillino, cadano, e tosto si penetri ove Medea si sta. VOLANO Del gran duce tartareo le tue preci, o Medea, gl'arbitrii legano, e i numi inferni a i cenni tuoi si piegano; Pluto le tue voci udì; in questo cerchio d'or si racchiude valor che di Giasone il cor armerà questo dì. MEDEA Sì, sì, sì, vincerà il mio re, a suo pro deità di la giù pugnerà; sì, sì, sì, vincerà, vincerà. Segue ballo di Spiriti.
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