VOGLIO LE POESIE Voglio le poesie concepite pure nei mali ma partorite senza dolori – Che siano figlie naturali E prendano tutto dai “genitori”! Voglio che osino dove vorrei osassero pure i “genitori”: di brillare di luce propria, di colori tutti unici e nuovi, mai visti prima – senza vergogna, pigrizia, furbizia o smania di guadagnarsi la stima. Voglio che poi non siano messe isolate ad ammirarsi a mo’ di monumenti ai genitori e a sé stesse – ma che siano intente a cercarsi – e trovando sintonia, che creino scintille, illuminando la via! E le voglio, sempre come vorrei i “genitori”: istruite ed educate, curate dentro e fuori, decorose e magari anche decorate – ma non decorative! Che queste luci possano fare da segnali stradali, da fari, guidando i pensieri verso gli incontri meri: quelli dei “genitori” stessi… e quelli dei lettori, finora inespressi – che in loro si specchieranno trovando forma, in loro si scalderanno trovando forza, e le alimenteranno col respiro – mandando sempre avanti questo
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