“La città di Chersoneso, nella Tauride, è la fonte del nostro cristianesimo e della nostra umanità […] Qui c'è qualcosa di mistico”. Così scriveva il principe Potëmkin in una lettera indirizzata all'imperatrice Caterina II dopo la conquista (o riconquista) della Crimea da parte russa alla fine del XVIII secolo. Questa regione, di fatto, con la sua collocazione geografica meridionale e la sua cultura in prevalenza orientale, ha rappresentato storicamente non solo un concentrato di quella dimensione multietnica e multireligiosa sulla quale si era costruito l'Impero zarista, ma anche il luogo in cui la stessa natura imperiale della Russia si è manifestata in modo più evidente e significativo. In virtù della sua particolare posizione e conformazione naturale, la Crimea ha inoltre costituito nel corso dei secoli uno snodo cruciale per l'incontro/scontro tra i popoli eurasiatici e quelli mediterranei. Oltre al suo valore simbolico (assai appetibile per chi fa della “desacralizzazione dello spazio” una precipua caratteristica del proprio orientamento geopolitico), la Crimea ha un'importanza strategica fondamentale. Senza di essa la Russia sarebbe incapace di proiettare la propria influenza sul Mar Nero che diverrebbe così un “lago della NATO”. In questa relazione, dunque, si cercherà di affrontare la storia della regione su più livelli: geopolitico, militare, spirituale e geoeconomico. _________________________________ 🔹 Bibliografia: E. A. Arslan – C. Della Porta (a cura di), Dal Mille al Mille. Tesori e popoli del Mar Nero, Electa, Milano 1995. N. Ascherson, Mar Nero. Storie e miti del Mediterraneo d'Oriente, Einaudi, Torino 1999. A. Ferrari, Storia della Crimea. Dall'Antichità ad oggi, Il Mulino, Bologna 2022
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