I bravi registi spesso inventano il mondo in cui vivono, trasfigurando il reale con le lenti di una visione soggettiva, spesso difficile da spiegare con gli strumenti della razionalità, frutto di combinazioni alchemiche di imprinting autobiografici, passioni letterarie e ossessioni ricorrenti, che nutrono la sete e il lavoro dei critici. Ma Federico Fellini ha fatto molto di più. Fellini non è un mondo, è, se mai, un intero universo, continuamente percorso da ogni genere di spettatore e nonostante ciò inesauribile. Anselma Dell’Olio si concentra sapientemente su un singolo pianeta dell’universo Fellini, un territorio noto, ma raccontato con intenzione sistematica e rispetto della complessità, come testimoniano le tante e differenti voci dei suoi abitanti. È il territorio della “sconosciutezza“, come Fellini nominava ciò che non si vede: della sua passione per l’esoterismo, il mondo degli spiriti e della divinazione.
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