Trama Milano, anni '70. Fabrizio, Franco e Marco e Alfredo, giovani neofascisti reduci dal funerale di un vecchio gerarca, decidono di compiere una spedizione puntiva contro i “rossi“ del liceo Beccaria. Più tardi, dopo una sosta in un bar di piazza San Babila, rimorchiano una ragazza e la violentano, picchiano uno scioperante, progettano un attentato in una sede del sindacato e infine uccidono una coppia di fidanzati comunisti. Sarà la vittima dello stupro ad avere il coraggio di testimoniare contro di loro. Note Lizzani gira quasi un reportage sul fenomeno della nuova destra degli anni '70. La struttura narrativa risulta però un po' troppo confusa. Produzione La storia nasce da un'idea di Carlo Lizzani e Mino Giarda. Si tratta di un fatto di cronaca realmente accaduto a Milano il 25 maggio del 1975: l'uccisione di Alberto Brasili in via Mascagni, non lontano da Piazza San Babila, ad opera dei neo-fascisti Antonio Bega, Enrico Caruso, Giorgio Nicolosi, Pietro Croce e Giovanni Sciavicco (quest'ultimo diciassettenne). La sceneggiatura fu scritta da Lizzani e Giarda insieme ad Ugo Pirro. L'idea di Lizzani era quella di raccontare il fatto di cronaca, senza ingaggiare dei divi per dare più credibilità e drammaticità al racconto e, pertanto, si realizzò un film neorealistico con attori completamente sconosciuti, selezionati in seguito a molti provini. Le manifestazioni politiche riprese nel film sono state girate con la macchina da presa nascosta dentro un furgone mentre agli attori ed alle comparse si univano spontaneamente avventori di strada, tra i quali iniziavano veri tafferugli per sedare i quali fu necessario l'intervento della forza pubblica. Le riprese del film sono avvenute nell'autunno del 1975, e uscì nelle sale cinematografiche nell'aprile dell'anno successivo. L'automobile di Miki, usata dai quattro ragazzi, è una Citroën Méhari. Accoglienza Critica Secondo il critico Paolo Mereghetti[1] la pellicola, pur non priva di alcuni difetti (gli dà solo due stelle), risulta essere un ancor valido documento utile per meglio comprendere l'epoca storica degli avvenimenti narrati, in particolare per quanto riguarda il neofascismo milanese degli anni settanta. Morando Morandini è ancora più severo (una stella e mezzo), scrivendo chiaramente che “il film funziona male a tutti i livelli: la messa a fuoco delle motivazioni psicologiche è approssimativa, la struttura narrativa è artificiale per eccesso di accumulazione, nessuno dei ragazzi (attori non professionisti), sia pure con le facce giuste, diventa personaggio“. Il film ha avuto vari riconoscimenti ed apprezzamenti da altra parte della critica ed ha ricevuto una nomination al Festival di Mosca. Paese di produzione Italia Anno 1976 Durata 105 min 90 min (versione censurata) Rapporto 1,85:1 Genere drammatico Regia Carlo Lizzani Soggetto Mino Giarda, Carlo Lizzani Sceneggiatura Mino Giarda, Carlo Lizzani, Ugo Pirro Produttore Carlo Maietto Casa di produzione PTA (Produzioni Thousand Associate) Distribuzione in italiano Agora Fotografia Piergiorgio Pozzi Montaggio Franco Fraticelli Musiche Ennio Morricone Scenografia Pier Luigi Basile Interpreti e personaggi Pietro Brambilla: Fabrizio Giuliano Cesareo: Michele Castiglioni Daniele Asti: Franco Pietro Giannuso: Alfredo Somma Brigitte Skay: Lalla Gilberto Squizzato: Paolo Grazia Beccari: ragazza di Paolo Mario Mattia Giorgietti: insegnante Walter Valdi: commissario della Buon costume Franca Mantelli: madre di Franco Paola Faloja: madre di Michele Vittorio Pinelli: agente di Polizia
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