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I risvolti del caso Telegram | Andrea Zhok

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Lo scorso 24 agosto, Pavel Durov, fondatore di Telegram, è stato arrestato durante uno scalo presso l’aeroporto Le Bourget di Parigi dalle forze di polizia francesi. Al giovane imprenditore di origine russa vengono contestati ben 12 capi d’accusa, tra cui complicità in innumerevoli traffici (materiale pedopornografico, droga, armi, ecc.), rifiuto di fornire alle autorità informazioni o documenti necessari per le indagini penali, associazione a delinquere, riciclaggio di denaro, fornitura di servizi di crittografia volti a garantire la riservatezza senza dichiarazione certificata. Innumerevoli osservatori in tutto il mondo hanno tuttavia denunciato la pretestuosità delle accuse, e inserito l’iniziativa francese nel contesto del giro di vite che le classi dirigenti occidentali stanno ormai da tempo imponendo rispetto all’esercizio della libertà di espressione. Significativamente, l’arresto di Durov è stato seguito a strettissimo giro di boa dalla pubblicazione della lettera inviata da Mark Zuckerberg al presidente della Commissione Giustizia della Camera statunitense Jim Jordan. Nella missiva, il fondatore di Facebook riconosce di aver ceduto alle pressanti richieste di oscurare contenuti sensibili (come quelli relativi alla gestione della pandemia o al conflitto russo-ucraino) avanzate dalle agenzie governative statunitensi. Parliamo di tutto questo assieme ad Andrea Zhok, ordinario di Filosofia Morale presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano e saggista. CANALI Telegram: Rumble: Odysee: @Il-Contesto:9 SOSTEGNO 🟠 Bonifico bancario 👉 IBAN: IT82S3608105138278581378601 intestato a Giacomo Gabellini 👉 BIC/SWIFT: PPAYITR1XXX 🟠 Paypal 👉 🟠 Tipeee 👉 I MIEI LIBRI 👉

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