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Ispirata dalla memoria della sua famiglia in relazione ai conflitti del ’900, la performance, di cui proponiamo in questa sede la documentazione videografica, si concentra in particolare sulla storia della nonna materna di Andreja Kargačin: prodigio del violino e cittadina ungherese nella Jugoslavia del secondo dopoguerra, fu per questo costretta forzatamente al lavoro nei campi di grano, che le rovinò le mani e la costrinse ad abbandonare la musica. L’atto performativo ripercorre una storia di coercizione a molti conosciuta, ne elabora il dolore scrivendolo addosso all’artista con un gesto totalmente corporeo, archetipico, catartico: l’artista si è cucita sul corpo nudo una corda di violino, puntando così i riflettori sulla repressione dell’arte e del libero pensiero nell’ambito dei conflitti. La performance ha avuto la durata di 3 ore, nelle quali l’artista è rimasta immobile con la corda cucita addosso: immersa in un’atmosfera sacrale, la posa presentava elementi iconografici rifer
