Nei giorni scorsi, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha pronunciato dinnanzi al Congresso un discorso che senatori e rappresentanti statunitensi hanno accolto – con l’eccezione di una nutrita fronda democratica che ha strumentalmente disertato l’evento – con una serie di applausi a scena aperta. Il premier israeliano ha dipinto l’Iran come la principale minaccia alla pace mondiale e invocato la profusione di sforzi aggiuntivi a livello internazionale intesi a debellarla, e dichiarato che «la guerra a Gaza ha uno dei numeri più bassi di vittime tra combattenti e non combattenti nella storia della guerra urbana […]. Non un solo civile palestinese innocente è stato ucciso dall’Israeli Defense Force a Rafah». Le esternazioni di Netanyahu fanno seguito a uno studio pubblicato dall’autorevole rivista di medicina britannica «The Lancet», in cui si forniva una stima sbalorditivamente levata delle vittime mietute dalle operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza. Secondo gli autori dell’analisi
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