Damiano Michieletto firma uno dei capolavori di Nikolaj Gogol, “L’ispettore generale“. Grottesca e satirica, l’opera è una graffiante denuncia della corruzione pubblica. In una cittadina della sterminata campagna russa, popolata da personaggi corrotti, profittatori, affaristi e sfruttatori, si sparge la notizia dell’arrivo di un ispettore generale. Tutti sono in fermento e impauriti. Figurarsi quando si crede che l’ispettore sia già arrivato, in incognito. In realtà quello che è creduto l’ispettore è un giovinastro squattrinato che capisce subito quali benefici può trarre dalla situazione. Derisione e mascalzonaggine, imbroglio e nessuna buona fede, neppure in casa del sindaco dove il finto ispettore è ospite e si diverte con la moglie e la figlia. “Nel Revisore ho deciso di raccogliere in un solo mucchio tutto il marcio della Russia, le ingiustizie che si commettono in ogni luogo in cui si dovrebbe pretendere dall’uomo la più alta giustizia.” - N. Gogol’
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