Dopo oltre dieci anni lo spettro del ponte sullo Stretto è tornato ad occupare sedute parlamentari, pagine di giornale ed assemblee sindacali. La vittoria del movimento “No Ponte” - avvenuta nel 2012 quando il consiglio dei Ministri aveva varato lo stop al progetto dopo una partecipatissima mobilitazione popolare - è solo un ricordo lontano dato che adesso il governo Meloni ha ripescato quel progetto edilizio utopico e privo di senso per portarlo a compimento entro il 2030. Nei giorni scorsi anche Camera e Senato hanno dato il loro via libera a quella che viene considerata come “la madre di tutte le grandi opere in Italia“ (sarebbe il ponte a campata unica più lungo al mondo) con i lavori che dovrebbero cominciare nel 2024. Ma sarà un'impresa infattibile perché realizzarla significa andare contro le leggi della fisica, dell'ingegneria, e persino contro le leggi dell'economia (non è stato messo neanche un mattone e già alle casse dello Stato è costato mezzo miliardo di euro). Da quando il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini - che fino a qualche anno fa bocciava l’idea del ponte tra Messina e Reggio Calabria - ha iniziato a far girare le “betoniere burocratiche“, il movimento “No Ponte” è tornato in campo per impedire la costruzione di questa follia ingegneristica. All’interno di questa realtà popolare ci sono sindacati, studenti, politici, ingeneri e giornalisti. Tra questi c’è anche Antonio Mazzeo, giornalista e militante antimilitarista che da quarant’anni racconta e denuncia il coinvolgimento dell’Italia e soprattutto della Sicilia nei vari teatri di guerra internazionali. Lo abbiamo intervistato a Palermo in occasione della presentazione del fumetto-inchiesta “Sigonella, le guerre alle porte di Casa” ((La Revue Dessinée Italia) realizzato insieme al fumettista Lelio Bonaccorso e Deborah Braccini. ✅ Ti è piaciuto questo video? Metti un LIKE e ISCRIVITI al canale👆 ANTIMAFIA Duemila è anche su: ➡️Instagram: ➡️Facebook: ➡️Twitter: SCOPRI TUTTE LE NOTIZIE ONLINE 👉
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