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Zimerman - Beethoven, Piano Concerto No. 5 - II Adagio

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Director : Leonard Bernstein. Pianist : Krystian Zimerman. Orchestra : Wiener Philharmoniker. Scritto da Ludwig van Beethoven tra il 1809 e il 1810 è detto “L'Imperatore“, nome assegnatoli in via del tutto posticcia e non inerente a Napoleone Bonaparte cui si riferisce invece la Terza Sinfonia del 1804 detta “Eroica“. Il concerto fu dedicato come il precedente dell' all'arciduca Rodolfo d'Asburgo-Lorena. La prima di questo concerto non fu eseguita a Vienna ma a Lipsia , l'anno successivo a quello della sua stesura definitiva, il 28 novembre 1811, dal pianista Johan Shneider e sotto la direzione del maestro Johann Philip Cristian Schulz. A Vienna fu eseguito l'anno dopo con un pubblico che dimostrò una certa freddezza nei confronti del capolavoro beethoveniano, anche in considerazione della durata dell'esecuzione(circa 45'). Il concerto è in mi bemolle maggiore ed è suddiviso in 3 movimenti: * Allegro * Adagio un poco moto * Rondo allegro ma non troppo L'allegro apre con una cadenza che presenta carattere virtuosistico a cui segue l'esposizione dei temi da parte di un Tutti orchestrale. Il primo è pomposo e gioioso e si scontra col secondo tema interiore ed essenziale nella scrittura che viene esposto dall'orchestra prima nella tonalità minore rispetto al primo tema e poi dal pianoforte in si minore e nella ripresa in do diesis minore. Il percorso armonico in questo primo tempo risulta piuttosto articolato così da sottolineare la sempre più frequente ricerca da parte di Beethoven di un allargamento delle forme che fin dalla giovinezza era sovente modificare (come dimostrano alcune sonate giovanili e tutte quelle che fanno parte del terzo periodo compositivo di Beethoven). L'adagio un poco moto presenta un tema dalla cantabilità estrema unita alla dolcezza sublime tipica dei suoi secondi movimenti. Ricco di trilli che utilizzava per rendere l'effetto del prolungamento altrimenti scadente soprattutto nei pianoforti dell'epoca poveri di sonorità. Anche in questo frangente il pianoforte non è semplice solista ma fuso in un tutt'uno con l'orchestra che prima accompagna il tema eseguito dal pianoforte e poi lo espone accompagnato nel registro acuto dello strumento a tasto (questo movimento sarà utilizzato da Peter Weir per accompagnare l'atmosfera misterica del suo Picnic a Hanging Rock). Con una modulazione improvvisa tramite una discesa cromatica (si-si bemolle ovvero dominante di mi bemolle) avviene il collegamento col Rondo che presenta subito un'emiolia nel tema che lo rende saltellante e gioioso. La zona centrale diventa una continua proposizione del tema da parte del pianoforte, con accenti particolarmente delicati, a cui segue sempre la risposta imperiosa dell'orchestra. Dopo una sorta di ripresa il dialogo tra pianoforte e orchestra diventa più stretto fino all'arrivo della cadenza finale piuttosto scarna di poche battute a cui segue un'altrettanto breve coda dell'orchestra a chiudere il concerto.

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