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Vittorio D. (2009) 1080p.

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Film Documentario Regia di Mario Canale, Annarosa Morri Italia, 2009 con: Woody Allen, Peter Bogdanovich, Maria Pia Casilio, Enzo G. Castellari, Dino De Laurentiis, Christian De Sica, Emi De Sica, Manuel De Sica, Vittorio De Sica, Clint Eastwood, Federico Fellini , Dario Fo, Tullio Kezich, John Landis, Mike Leigh, Ken Loach, Sophia Loren, Shirley MacLaine, Anna Magnani, Leonard Maltin, Paul Mazursky, Mario Monicelli, Renzo Rossellini, Ettore Scola, Alberto Sordi, Enzo Staiola, Franca Valeri, Lina Wertmüller De Sica, che non aveva paura di passare da un personaggio all’altro ed è sempre rimasto fedele a se stesso. (Recensione di Marianna Cappi) Una carriera lunga cinquant’anni. Forse il più prolifico attore del cinema italiano, nonché il regista di quattro Oscar e di film nati immortali, su tutti Ladri di Biciclette. Il documentario di Morri e Canale trova nella poliedricità sorprendente di Vittorio De Sica la chiave per ricordarlo con brio senza annegare nel mare magnum delle testimonianze di stima e dei materiali di repertorio. Attor giovane, cantante, star dei telefoni bianchi, protagonista del Neorealismo, ma anche giocatore impenitente, marito di due mogli, padre di tre figli. Talentuoso ed intelligente affabulatore, De Sica sapeva raccontarla, in teatro come tra le mura domestiche, e il documentario della Surf film gliene dà ancora una volta la possibilità, a trentacinque anni dalla morte, rivelando il più prezioso dei suoi segreti professionali: l’arte di nascondere l’arte, che possedeva quasi fosse un dono di natura. E così, mentre il giovane Vittorio esordisce come generico nel teatro serio di Tatiana Pavlova e poco dopo, come se non fosse portato per altro che per questo, balla il tip tap e canta per il varietà, il montaggio gioca a sua volta la carta dell’impensabile e gli associa Woody Allen, che si emoziona alla notizia che De Sica, in America, ha voluto vedere due volte il suo Bananas, o Andreotti che chiede di non parlare dei soliti “panni sporchi“ con cui rimproverò i capolavori neorealisti ma di quel disco in cui De Sica cantava “Nerina“, che gli regalarono da bambino e ancora non dimentica. E poi Il conte Max, davanti alla macchina da presa, e La Ciociara dietro, mentre Ken Loach gli attribuisce senza incertezze il merito di aver dimostrato per primo che la classe operaia poteva essere un soggetto degno del ruolo di protagonista in un film e sembra quasi dire che senza il cinema di De Sica non ci sarebbe stato neanche il suo. E ancora Dario Fo, Bogdanovich, Kechiche, John Landis, persino Clint Eastwood, che del percorso di De Sica si è appropriato meglio e più di altri, passando da star del cinema romantico ad artefice di un cinema senza mezzi termini politico. La scelta di questi nomi, oltre a quelli di Christian, Manuel e Emi, le voci dell’affetto, è ciò che più sorprende e rallegra del documentario, perché non è una tesi né un’ipotesi di lettura, solo la prova e lo specchio di una ricchezza che ha dello straordinario.

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