Noto per la saga Truck Yaro e maestro del pinku eiga, Norifumi Suzuki prende il genere della nunsploitation e lo importa nel paese del Sol Levante, terra fertile di dogmi e castrazioni emotive proprie della chiesa cattolica. Tra fruste e catene, torture spinate, bagni acidi e piogge dorate cristologiche, l’ipocrisia del cristianesimo è presto svelata in un elegantissimo film monacale fotografato da Masao Shimizu in stato di grazia, tanto sognante quanto blasfemo, capace anche di imprevedibili flashback che riportano al bombardamento atomico di Nagasaki e accusano di Dio di non aver impedito l’Olocausto.
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