Il caso degli impianti idroelettrici Gibe fornisce interessanti spunti di riflessione sullo stato allarmante della cooperazione italiana, sulla debolezza delle istituzioni europee, sul connubio di interessi tra Paesi dalla democrazia difettosa o poco trasparente (in Etiopia come in Italia), e solleva al tempo stesso molte domande sull’operato delle nostre aziende nei Paesi africani. Poco importano le forti limitazioni dei diritti civili imposte dai governi etiopi; intorno alla Salini e alla storia di Gibe e delle altre dighe africane si muove evidentemente, come in una sorta di scatole cinesi, un indotto di società italiane, e non solo, che si scambia contratti, consulenze, appalti, personale. La diga più grande d’Africa, Gibe III, è stata completata e il governo etiope ha iniziato a riempire il bacino della diga nel 2015, mettendo così fine alle esondazioni naturali del fiume Omo. Nello stesso anno non sono state rilasciate esondazioni artificiali, mentre quelle rilasciate nel 2016 sono
Hide player controls
Hide resume playing