Dormi sepolto in un campo di grano, non è la rosa, non è il tulipano che ti fan veglia dall’ombra dei fossi, ma sono mille papaveri rossi. «Lungo le sponde del mio torrente, voglio che scendano i lucci argentati, non più i cadaveri dei soldati, portati in braccio dalla corrente.» Così dicevi, ed era d’inverno, e, come gl’altri, verso l’inferno te ne vai triste come chi deve; il vento ti sputa in faccia la neve. Férmati, Piero, férmati adesso; lascia che il vento ti passi un po’ addosso, dei morti in battaglia ti porti la voce: chi diede la vita ebbe in cambio una croce.1 Ma tu non lo udisti e il tempo passava, con le stagioni a passo di giava,2 ed arrivasti a passar la frontiera in un bel giorno di primavera. E, mentre marciavi con l’anima in spalle, vedesti un uomo in fondo alla valle, che aveva il tuo stesso identico umore, ma la divisa di un altro colore. Sparagli, Piero, spar
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