1978. Bloccato per due anni dalla censura, finalmente approda sulla Seconda Rete il programma “Vita da Cioni“. Arrivano così sul piccolo schermo gli applauditissimi monologhi teatrali con cui Roberto Benigni metteva in scena il sottoproletario Mario Cioni, che conosce solo il linguaggio del corpo e si esprime con furiose invettive contro tutto ciò che lo circonda. Rabbioso, forte, disperatissimo. Attraverso l’asprezza del Cioni Mario, Benigni riesce a far ridere sulla fame, la solitudine, le sconfitte quotidiane, dando voce alle tante figure povere e impetuose che animavano la campagna toscana. Con due occhi allucinati da bambino centenario, da rondone, da angelo pazzo.
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